PREADOLESCENTI: ALLA RICERCA DI UNA NUOVA IDENTITA’
“Nessuno si sofferma sul periodo di mezzo della vita,
quello in cui il bruco lotta per diventare farfalla.
Ci si ricorda sempre e solo
dello strisciare sulla terra o dello spiccare il volo…”
La preadolescenza è uno dei periodi più complessi ed affascinanti nell’arco della vita, collocato all’incirca tra i 10 e i 14 anni di età; è un periodo di transizione tra il mondo infantile e il periodo adolescenziale in cui molteplici cambiamenti fisici e psichici si succedono modificando con forza sia il mondo interno che la rappresentazione dell’ambiente esterno dei ragazzi che lo attraversano, i quali spesso si ritrovano sospesi e disorientati alla ricerca del loro nuovo ruolo nella società. E’ un periodo di indeterminatezza e trasformazione in cui l’intero nucleo familiare è coinvolto in un importante processo di mutamento e di ricerca di nuovi equilibri, nuovi ruoli, nuovi significati.
Protagonista che si affaccia sulla scena è il preadolescente che è chiamato a ridefinire e a risimbolizzare il proprio Sé attraverso la realizzazione di alcuni compiti specifici di questa fase, come teorizzato da Gustavo Pietropolli Charmet, noto psichiatra e psicoterapeuta:
- Affrontare il processo di separazione-individuazione: La spinta evolutiva della preadolescenza permette al ragazzo di conquistare nuove importanti competenze sia sul piano cognitivo che su quello emotivo; ciò favorisce un progressivo abbandono del mondo idealizzato infantile a favore di una graduale conquista dell’indipendenza dalle figure genitoriali. Lo sviluppo di un pensiero critico, le possibilità di astrazione e di generalizzazione permettono al preadolescente di mettere in discussione le norme e le persone stesse dei genitori che perdono le loro caratteristiche di onnipotenza e assoluta autorevolezza. Questo senso di progressiva disillusione viene sperimentato anche dalle madri e dai padri che vedono il figlio spogliarsi dei panni del bambino affettuoso e remissivo per vestire quelli di un ragazzino oppositivo, critico e sempre più distante dalle aspettative genitoriali. Il rischio di questo nuovo panorama relazionale è che gli attacchi e le critiche del figlio vengano interpretate dai genitori come un vero e proprio attacco personale e non come un sano ma spesso impacciato tentativo di sancire la propria indipendenza e di individuarsi.
- Mentalizzare il proprio corpo: Il preadolescente si trova a dover fare i conti con le modificazioni dettate dallo sviluppo puberale con la conseguenza di dover costruire nella propria mente una nuova immagine di sé e del proprio corpo. Obiettivi di questa profonda ristrutturazione interna sono la creazione della propria identità maschile o femminile attraverso la consapevolezza di un corpo sessuato e potenzialmente generativo.Il processo di mentalizzazione si manifesta anche attraverso l’accettazione della condizione di limitatezza e mortalità del proprio corpo.
- Definire i propri nuovi valori di riferimento e i propri ideali: Anche il sistema etico-morale proposto dalle figure genitoriali e accettato senza significative opposizioni durante l’infanzia viene messo in discussione dal preadolescente che ha il compito di confrontarsi con nuovi contesti e nuovi soggetti, adulti e coetanei, che fungono da portavoce di altri sistemi valoriali. Il ragazzo potrà quindi, attraverso questo confronto, costruire un proprio sistema di valori di riferimento come guida della personale possibilità di agire nel mondo.
- Attuare la propria nascita come soggetto sociale: In questa fase il graduale distacco dalle figure genitoriali porta ad un progressivo richiamo sulla scena sociale alla ricerca di nuovi contesti e nuove possibilità di legame. La costruzione di relazioni con i pari, l’appartenenza ad un gruppo e la sperimentazione all’esterno del contesto familiare favoriscono la definizione dell’identità personale e sociale del ragazzo attraverso un intenso confronto e rispecchiamento.
Quanto descritto ovviamente non avviene improvvisamente o in modo automatico ma si configura all’interno di un processo graduale che prevede, soprattutto nel momento evolutivo della preadolescenza, un intenso movimento oscillatorio: i genitori si troveranno a sperimentare momenti di allontanamento in cui i ragazzi appariranno maggiormente richiestivi, critici e inclini al conflitto alternati ad altrettanti momenti di riavvicinamento in cui i figli sentiranno la necessità di un importante rifornimento affettivo da parte di mamma e papà rappresentato da una richiesta di coccole e protezione.
Appare ovvio quindi che la preadolescenza non rappresenta una fase di facile gestione e spesso porta a sperimentare incertezza rispetto al proprio ruolo genitoriale e alla modalità educativa da mettere in atto per contenere le richieste del proprio figlio. E’ chiaro che non vi sono ricette infallibili ma la chiave che permette di interpretare, dare senso e gestire le istanze e i bisogni dei ragazzi è senza dubbio un atteggiamento genitoriale basato sull’ascolto e sulla possibilità di contrattazione. L’eccesso di libertà e un costante atteggiamento da genitore-amico, infatti, rischierebbero di far percepire un’assenza di limiti e confini; la durezza e il pugno di ferro porterebbero ad una significativa frustrazione dei bisogni emotivi e ad un’impossibilità di sperimentarsi sul piano sociale al fine di costruire un’identità autentica e personale.