LA VITA DOPO LA SEPARAZIONE: ALCUNE LINEE GUIDA PER LA GESTIONE PRATICA DEI FIGLI
Una delle maggiori difficoltà pratiche a cui i genitori che hanno deciso di separarsi devono far fronte è sicuramente la nuova organizzazione della vita dei figli.
Con chi vivranno i figli?
Con che frequenza e modalità vedranno l’altro genitore?
Ancora una volta ci tengo a ribadire che sono i genitori a conoscere meglio di chiunque altro i propri figli e le proprie abitudini e pertanto sarebbe responsabilità esclusiva dei genitori pensare a una nuova organizzazione famigliare. Tuttavia, pensare a nuove modalità organizzative non è affatto semplice, soprattutto in presenza di bambini molto piccoli e spesso si lascia che siano altre figure professionali (soprattutto i legali che ci rappresentano nella separazione) a proporci delle soluzioni più o meno standard.
Il mio consiglio, laddove non riusciate a trovare una soluzione tra di voi, è quello di appoggiarvi a un mediatore famigliare, che lavorando con voi sulle vostre modalità comunicative e sulla vostra relazione, vi accompagni nella definizione della vostra personale soluzione, che tenga conto di tutte le variabili in gioco.
Come procedere quindi per organizzare la nuova vita famigliare?
Il primo passo per una buona riuscita è sicuramente quello di accantonare le difficoltà del rapporto di coppia e porsi esclusivamente nel ruolo di genitori. Analizzare la situazione pensando all’altro non come al nostro ex ma come genitore dei nostri bambini ci aiuterà a creare un clima più cooperativo e ci permetterà maggiormente di metterci dal punto di vista dei nostri figli.
Ricordiamoci sempre che il modo in cui viviamo le cose come genitori ha un’influenza sul modo in cui le vivono i nostri bambini e questo è molto più importante di come poi effettivamente avviene l’organizzazione.
Di seguito troverete alcune linee guida che prendono in considerazione come variabile dominante l’età dei bambini. Non dimenticate che essa non è l’ unico fattore da considerare: tipo di divorzio, impegni professionali dei genitori, distanza delle case dei genitori, supporti extra genitoriali, impegni e abitudini dei bambini .. sono altrettanto rilevanti per la definizione della nuova organizzazione.
In questo breve articolo vedremo alcune linee guida legate all’età da utilizzare come indicazione di massima secondo R. Emery, uno dei massimi esperti internazionali di psicologia della separazione e del divorzio.
Bambini neonati (dalla nascita a 18 mesi)
I genitori di bambini neonati potrebbero essere quelli che più di tutti si trovano in difficoltà nel dover organizzare la vita dei piccoli post separazione.
Questi genitori possono non aver ancora costruito una relazione stabile con i propri figli e con l’ex partner, soprattutto se alla prima esperienza di genitorialità.
A questi genitori manca una storia comune: ne consegue che il legame e la fiducia possono essere deboli.
Questo periodo del bambino è particolarmente delicato perché il bambino necessita di sviluppare almeno un rapporto di attaccamento sicuro con un genitore e pertanto risulta necessario nei primi 18 mesi favorire questa relazione di attaccamento preferenziale. Accanto allo sviluppo di questa relazione è altresì importante affiancare l’incoraggiamento dello sviluppo di una relazione secondaria di attaccamento.
Il modo migliore perché tutto ciò possa realizzarsi è quello di stabilire un accordo in cui il neonato viva in maniera stabile e continuativa insieme a un genitore e abbia brevi ma frequenti contatti con l’altro.
Visitare il bambino nella sua casa, dove passa la maggior parte del tempo ed ha a disposizione i suoi oggetti è una scelta che può contribuire ad aumentare il suo senso di sicurezza ed aiutarlo ad adattarsi meglio agli altri cambiamenti.
Con il passare del tempo, se il bambino riesce a sviluppare una relazione sicura con entrambi i genitori, anche se solo uno dei due è la figura di riferimento principale, essi potranno cambiare più velocemente i termini dell’accordo e favorire così un affido congiunto.
Passare qualche notte a casa del genitore non affidatario è quindi praticabile anche per bambini molto piccoli purché siano favorite le relazioni di attaccamento appena discusse.
Ovviamente tutto questo richiede una relazione collaborativa tra gli ex coniugi che saranno necessariamente esposti a frequenti contatti.
Bambini dai 18 mesi ai 3 anni
Per questi bambini la relazione di attaccamento continua ad essere un punto fondamentale e pertanto rimangono immutati molti dei punti sopra esposti, tuttavia se si sono poste le giuste basi di attaccamento con la figura secondaria, essi dovrebbero essere in grado di gestire periodi via via più lunghi di separazione dal caregiver principale.
Bambini dai 3 ai 5 anni
A questa età i bambini sviluppano molteplici relazioni di attaccamento con le persone con cui hanno contatti regolari e continuativi ed iniziano a sviluppare un certo senso del tempo, pertanto la separazione dalla figura primaria di attaccamento diviene meno ansiogena.
A proposito del tempo è altresì importante sottolineare che a questa età i bambini non hanno ancora sviluppato un senso del tempo indipendente dalle loro esperienze, pertanto l’elaborazione di piani costanti e stabili riveste ancora un ruolo fondamentale. Il trasferimento da una casa all’altra può quindi essere ancora difficoltoso ed un clima sereno e collaborativo aiuta sicuramente a superare tali problematiche.
Bambini in età scolare (dai 6 ai 9 anni)
I bambini di questa età sono più indipendenti dalle figure di riferimento e maggiormente abili nella gestione delle loro emozioni, pertanto sono maggiormente in grado di gestire a livello emotivo distacchi piuttosto prolungati. Anche la loro comprensione dello scorrere del tempo, aiuta a tollerare le separazioni, anche se bisogna sempre tener presente che il tempo trascorre più lentamente a sette anni, piuttosto che a trentasette!
Le settimane alterne, possono quindi rivelarsi una soluzione non ancora adeguata per bambini di questa età.
La voglia di imparare e fare nuove esperienze sono i compiti evolutivi tipici di questa età e le visite infrasettimanali e i pernottamenti possono rivelarsi difficoltosi e richiedere una maggiore cooperazione tra i genitori per organizzarsi al meglio. Bambini di sette anni difficilmente sono in grado di prepararsi autonomamente il materiale scolastico ed è impensabile che possano portare tutto l’occorrente da una casa all’altra.: la supervisione e la cooperazione tra genitori risultano fondamentali.
È inoltre importante sottolineare che i bambini a questa età hanno uno spiccato senso morale e una separazione conflittuale può portarli ad un conflitto di lealtà con conseguente schieramento con uno dei sue genitori.
Bambini dai 10 anni in poi
In questa fascia d’età i bambini riescono solitamente a tollerare anche un distacco di una settimana da uno dei due genitori, anche se è importante iniziare a tenere in considerazione i loro impegni extra famigliari che richiedono sempre più organizzazione e dispendio di tempo.
A questa età i genitori dovrebbero iniziare a tenere in considerazione il parere dei propri figli, anche se per quanto ricca, coerente e adeguata sia l’opinione di un ragazzo, la scelta finale sui termini dell’accordo spetta sempre ai genitori e non ai figli.
Adolescenza (dai 13 anni ai 18 anni)
I ragazzi di questa età hanno sviluppato capacita di ragionamento simile a quelle degli adulti anche se queste risentono enormemente dell’influenza dei pari e di quella dei loro stati emotivi, pertanto non sono ancora in grado di avere un pensiero autonomo e razionale.
In questo periodo della vita la maggior parte dei ragazzi preferisce vivere in una sola casa (anche se precedentemente era differente) a causa dei loro impegni, soprattutto extra famigliari.
Non è rara a questa età la richiesta di vivere con il genitore con il quale non si viveva precedentemente e tale situazione è ancora più frequente quando la richiesta è quella di vivere con il genitore dello stesso sesso.
I ragazzi a questa età sono in grado di gestire il loro tempo e potrebbero “approfittare” della situazione per trarre il maggiore vantaggio per loro, in termini di autonomia e libertà.
Comunicazione, regole chiare e precise e la capacità di fare fronte comune sono fondamentali quando si tratta dell’educazione di un figlio adolescente.
L’ opinione dei figli deve ovviamente essere ascoltata, anche perché un piano organizzativo che non trova accordo dei figli adolescenti potrebbe risultare di difficile implementazione, ma è comunque fondamentale che siano i genitori a prendere la decisione finale, anche quando questa è in accordo con la desiderata dei figli.
I figli non devono infatti essere sovraccaricati di responsabilità che non gli competono e i genitori devono saper mantenere autorità e controllo.