CONFLITTUALITÀ E SEPARAZIONE: QUALE POSSIBILE IMPATTO SUI FIGLI
La notizia della separazione e di conseguenza del fatto che un genitore lascia la casa può creare spaesamento, ma dall’altro lato può anche essere vissuta come una liberazione.
Il 76% dei figli e delle figlie intervistati da Anna Oliverio Ferraris nel libro “Dai figli non si divorzia” ha infatti affermato che la separazione dei genitori ha rappresentato un duro colpo nel momento in cui è avvenuta, eppure soltanto il 28% l’ha definita “sbagliata”. Il 52% considera che, anche se al momento è stata difficile da accettare, sia servita loro per maturare, comprendere la complessità delle relazioni umane, trarre utili insegnamenti relativi ai rapporti con il proprio coniuge, i figli, gli amici.
Questi dati ci mostrano quindi come la separazione non sia mai una buona notizia per un bambino, ma se è l’unica soluzione all’interno di una situazione conflittuale dove vi sono continui scontri, oppure di situazioni dove l’accordo di facciata nasconde molte tensioni, si evidenzia come, oltre ad altri sentimenti, è possibile da parte dei figli provare anche un senso di sollievo dovuto al fatto di intravedere una svolta che potrebbe portare serenità nelle loro vite e in quelle dei loro genitori.
Come sottolinea la Ferraris, dalle ricerche svolte, emerge come questo sia più vero per i figli più grandi che per anni hanno vissuto situazioni conflittuali e che capiscono quindi che la separazione rappresenta l’ultimo atto di un processo iniziato molto tempo prima.
Il sociologo Paul Amato (2001), durante gli anni Ottanta seguì duemila famiglie, rilevando che una delle chiavi per prevedere l’adattamento dei figli alla separazione e al divorzio è il livello di conflittualità che li precede. Secondo questo autore, i figli che provengono da famiglie ad alta conflittualità stanno meglio dopo la separazione rispetto a quelli che sono vissuti in una famiglia a basso livello di conflittualità, in quanto generalmente il divorzio, se ben realizzato, rimuove in buona misura i motivi del disagio.
Molti dei ragazzi intervistati da Anna Oliveiro Ferraris che hanno vissuto anni di conflittualità concordano con questa interpretazione considerando il divorzio spiacevole ma necessario e risolutivo.
Il divorzio insegna ai figli che le relazioni sono fragili e che certe situazioni sono al di fuori del loro controllo, ma questo apprendimento può essere costruttivo o controproducente e molto dipenderà dai comportamenti dei genitori nel post divorzio.
Se la coppia genitoriale riuscirà a mantenere un rapporto civile e a bassa conflittualità, la possibilità che i figli ritrovino rapidamente un equilibrio aumenta notevolmente, al contrario una coppia genitoriale altamente conflittuale porterà i figli a sperimentare uno stress prolungato che sarebbe bene evitare al fine del loro benessere.
Tutto questo ci mostra come, superata la fase inziale, sia auspicabile un atteggiamento responsabile da parte della coppia genitoriale. Può succedere che la coppia non riesca a trovare un equilibrio e che continuino a manifestarsi elevati livelli di conflittualità anche dopo la separazione; in questi casi può essere utile avvicinarsi ad un percorso di mediazione famigliare, dove una figura terza, può aiutare la coppia a trovare soluzioni comuni e condivise riducendo la conflittualità nell’interesse dei minori coinvolti.
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