Ieri mi trovavo al bar in pausa pranzo, quando ho sentito uno stralcio di conversazione dei miei vicini di tavolo, che dovevano ordinare il pranzo. “Cosa prendi?” “Non saprei, scegli tu per me”.

Una frase semplice, che mi ha fatto riflettere su quanto cosi facilmente lasciamo che siano gli altri a decidere per noi, per non fare fatica, perché abbiamo tanti altri pensieri più importanti, perché alla fine è uguale.

Scegliere può essere faticoso. Significa valutare le possibilità, ascoltarsi e decidere cosa è meglio per noi o per chi ci sta a cuore. Si sceglie cosa mangiare a pranzo al bar, come andare al lavoro al mattino, quale scuola far frequentare al proprio figlio, cosa fare nel fine settimana con il proprio compagno. Ogni scelta implica una parte di responsabilità nostra.

Assumersi questa responsabilità implica tollerare la fatica del processo decisionale e rendersi protagonisti della propria vita e della direzione che assume, azione dopo azione, scelta dopo scelta. Certamente connesso al tema della scelta è quello dell’errore, esiste la possibilità di sbagliare. Alle volte il timore di compiere la scelta sbagliata è il principale deterrente dal compiere una scelta, lasciamo andare le cose come vanno, affidando la responsabilità agli altri o confidando nel destino “se non funziona è perché non deve funzionare”.

Delegittimandosi del potere di scegliere ci troviamo in balia del mondo, come un pezzo di legno trasportato dalla corrente, e l’unico strumento che resta nelle nostre mani quando le cose vanno male è il lamento: perché la sfortuna ci prende di mira, perché il destino non ci è amico.

Anche in terapia (che già è una scelta per sé, quindi un’azione da protagonisti della propria vita!) fa la differenza assumersi le responsabilità delle proprie scelte oppure considerarsi unicamente vittima di circostanze determinate da altri: capo, colleghi, genitori, partner o figli.

Ascoltarsi e comprendere per quali buone ragioni ci si è trovati a scegliere una cosa piuttosto che un’altra, una scuola o un lavoro e non un altro significa riappropriarsi del proprio potere, percepirsi nuovamente attori protagonisti della propria vita, quindi darsi una concreta possibilità di cambiamento: posso scegliere come stare nelle relazioni, nelle esperienze che la vita mi metterà di fronte, correndo il rischio di decidere per me.

Scaricare la responsabilità sugli altri delle scelte che riguardano anche me implica mettersi in una posizione di costante impotenza, in cui sentirsi nuovamente spettatori e alle volte vittime di quanto gli altri decidono per noi.

Quindi dal pranzo al bar, a come vestirsi al mattino, a con che mezzo andare in ufficio, fino a che cosa guardare stasera in TV, sposarsi o convivere, quale scuola è migliore per mio figlio, ricominciamo a scegliere! Non cadiamo nel tranello del così fan tutti, del lasciar fare agli esperti, dell’ “ho cose più importanti da fare”.

A ogni essere umano è stata donata una grande virtù: la capacità di scegliere. Chi non la utilizza, la trasforma in una maledizione – e altri sceglieranno per lui (Paulo Coelho).

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