I NUOVI ADOLESCENTI E IL SENSO DI VERGOGNA
L’attualità ci porta a porre il focus dell’articolo di oggi sul mondo adolescenziale, che spesso lascia attoniti o disorientati gli adulti che a vario titolo vi si confrontano, che siano genitori, insegnanti o educatori. Cercheremo quindi di andare oltre ai comportamenti e agli specifici segnali di malessere osservabili nei ragazzi che affrontano questa faticosa fase di vita per provare a dare significato a ciò che si dibatte nel loro profondo, alle dinamiche psichiche che sottendono tali comportamenti e ai cambiamenti nel sistema familiare e sociale da cui tali dinamiche traggono nutrimento.
Per fare questo ci verrà in aiuto il testo “Fragile e Spavaldo. Ritratto dell’adolescente di oggi” scritto da Gustavo Pietropolli Charmet, psicanalista e psichiatra, e uno dei maggiori esperti italiani sulle problematiche adolescenziali. Egli ci fornisce un’interessante panoramica sui significativi mutamenti avvenuti negli ultimi decenni nelle rappresentazioni mentali della funzione genitoriale e di conseguenza nel modo in cui la relazione genitori- figli si realizza. In particolare se in passato prevaleva il modello dalla famiglia classica o “normativa”, in cui i genitori erano impegnati a trasmettere un sistema di valori e regole socialmente condivise che permettessero di tenere a freno gli impulsi e i desideri di ribellione del figlio, dove i ruoli della madre e del padre erano ben differenziati, e in particolare il rispetto delle regole era garantito dalla sottomissione all’autorità paterna anche attraverso punizioni e castighi, negli ultimi anni si è capillarmente diffuso il modello della famiglia “affettiva” in cui i genitori sono invece maggiormente accudenti e disponibili all’ascolto dei figli e sono prevalentemente preoccupati di garantire il soddisfacimento dei bisogni fisici ma soprattutto emotivi del bambino fin dai primissimi giorni di vita, con l’obiettivo di assicurare una crescita serena e con la minima dose di “dolore mentale” possibile. Il progetto di dare la vita diventa una scelta centrale, desiderata e il “cucciolo d’oro” fin dalla nascita viene iperinvestito ed idealizzato da parte dei genitori che auspicano che il figlio cresca in bellezza e sicurezza con il loro sostegno, esprimendo le sue brillanti attitudini e dimostrando il proprio valore nel contesto sociale.
Che cosa cambia quindi quando un ragazzo si affaccia al periodo adolescenziale con queste diverse premesse?
In termini psicanalitici, il giovane Edipo di un tempo per affermare la propria identità doveva necessariamente rivolgere il proprio sguardo al di fuori della famiglia dove gli veniva preclusa la libera espressione dei propri bisogni, ribellandosi all’autorità paterna. Oggi la figura di Edipo è stata invece soppiantata da quella del giovane Narciso, che al contrario non ha grossi motivi per ribellarsi ed opporsi al sistema familiare e sociale, che l’ha sostenuto ed aiutato durante tutta la sua crescita. La sua missione è quella di far fruttare tutte le aspettative riposte in lui, costruendo un’immagine di sé diversa ed originale, basata sull’individualismo e sul successo per trovare un posto nel mondo adeguato per lui. Il principale bisogno è quello di vedere riflessa la propria immagine funzionante negli occhi orgogliosi dei genitori e nello specchio della società reale e virtuale.
La liberazione dal senso di colpa che provava il giovane Edipo per essersi ribellato ed aver infranto le regole fornite nel contesto familiare e sociale mette a disposizione dei nuovi adolescenti una grande quantità di energie ma anche un sentimento di angoscia perché diventa necessario avere le idee chiare, sapere ciò che si pensa e ciò che si vuole per dare vita al proprio sé individuale in un mondo però che per assurdo priva i ragazzi di qualsiasi certezza e prospettiva futura.
In queste premesse risiede la potenziale debolezza e fragilità dei nuovi adolescenti: nella dipendenza dal riconoscimento da parte dell’altro e nella necessità di dimostrare la propria specialità. Se le aspettative familiari e personali sul bambino prodigio e di successo non trovano adeguato riscontro nel contesto sociale, l’adolescente Narciso sperimenterà un senso di mortificazione e di umiliazione intollerabili, che alimenteranno un profondo sentimento di vergogna e un intenso dolore mentale, difficile da cancellare. Tale dolore negli individui più fragili può portare o a nascondersi dagli occhi del mondo, rifugiandosi nella realtà virtuale, o ad azioni vendicative e prevaricanti su altri ritenuti deboli, o ad attacchi contro di sé e il proprio corpo ritenuto inadatto e non all’altezza.
Risulta quindi sempre più necessario ed importante mantenere aperto il dialogo con i ragazzi, chiedere loro che cosa pensano e che cosa provano, provare a conoscerli nel loro intimo, interessarsi a loro e alle cose che a loro piacciono, non lasciarli soli di fronte ad un computer o ad un cellulare e andare oltre lo pseudo-muro che a volte costruiscono per vedere se qualcuno ha voglia di cercarli.