Genitori perfetti? No grazie!
Essere genitori è un’esperienza che inevitabilmente arricchisce la nostra esistenza di stupore e di gioia ma che quotidianamente ci mette anche di fronte a tante sfide, a tante decisioni da prendere e a tante risposte da dare. Ciò porta spesso le mamme e i papà, soprattutto se si trovano per la prima volta a vestire questo ruolo, a confrontarsi con il timore di non sapere come fare e di commettere degli errori. E sebbene questa sia una sensazione fisiologica e diffusa spesso si è portati a pensare che ci sia qualcosa di sbagliato in essa, qualcosa che ci fa sentire inadeguati e che diventa difficile da pensare e soprattutto da esprimere, circondati come siamo da persone più o meno esperte che promettono tecniche infallibili per gestire ogni aspetto della vita dei nostri figli e da manuali che assicurano di avere la ricetta giusta per imparare a diventare genitori perfetti.
Ci raccomandano di essere dolci ma non molli, di parlare sempre con calma e gentilezza ma di essere anche autorevoli e di dare delle regole, di essere presenti ma non intrusivi, di trascorrere con i propri figli tempo di qualità ma di non sottovalutare anche la quantità, di farli sentire protetti e amati ma anche di permettere loro di sperimentare il mondo in autonomia.
Insomma tanti spunti importanti ma che spesso lasciano disorientati e confusi di fronte ad un ideale di genitore perfetto che è sempre sul pezzo, che non sbaglia mai e che deve sempre trovare la risposta giusta al momento giusto.
Ma è proprio questo quello di cui i nostri figli hanno bisogno? La perfezione dell’adulto è la risposta più adeguata per aiutare i piccoli ad affrontare il loro percorso evolutivo?
Io credo di no.
Io credo fermamente che non esistano delle ricette pronte all’uso o dei consigli infallibili, dei genitori perfetti e dei figli altrettanto perfetti.
Credo che ogni bimbo abbia un fortissimo bisogno di essere guardato dai suoi genitori, riconosciuto per quello che è giorno dopo giorno, attraverso i suoi continui cambiamenti, guidato e autorizzato a dare voce ai propri bisogni e alle proprie emozioni prima ancora che gli vengano fornite delle risposte “preconfezionate”, che non sono in grado di restituire il significato di quello che sta accadendo proprio a lui in quel particolare momento.
Credo che ogni bimbo abbia bisogno di confrontarsi con genitori amorevoli e affidabili, non perfetti ma umani, che possono permettersi di sbagliare ed insegnare ai propri figli che l’errore non è qualcosa che ci fa inevitabilmente sentire inadeguati e che ci distanzia irreparabilmente dai nostri obiettivi ma piuttosto è un pezzo di esperienza preziosa che ci mette di fronte ad un dubbio, ad un’incertezza, ad un ostacolo ma al tempo stesso ci consente anche di fermarci a pensare, di riconoscere quello che ci sta accadendo dentro e di sperimentare nuove vie, diverse, creative e soprattutto condivise con chi ci sta a fianco.
Sono convinta che un adulto che riesce, senza sentirsi troppo vulnerabile o imperfetto, ad accorgersi e a dare nome alle emozioni che influenzano il suo modo di agire, sia che si tratti di emozioni percepite come positive sia che si tratti di emozioni vissute come “negative”, sarà un genitore capace di ascoltare e di sintonizzarsi più profondamente con i bisogni del proprio bambino, trovando all’interno di una relazione affettiva e autentica le risposte più adeguate. Sarà così possibile per grandi e piccoli integrare dentro di sè e riparare senza sentirsi cattivi o sbagliati alle piccole rotture e ai piccoli conflitti che inevitabilmente ci si troverà a vivere all’interno del rapporto genitore-figlio.
Auguro quindi a tutti voi, genitori, un buon lavoro! Non stancatevi mai di guardare i vostri figli e di esserne curiosi e di cercare nella speciale relazione che con loro state costruendo le risposte ai vostri interrogativi.