Bambini e Scienza: perché è importante rispondere ai perché dei bambini

RUBRICA | "Mercoledì grandi pensieri per i più piccoli": consigli per pensare e crescere a cura dello studio di psicologia e psicoterapia "Related" 3

Recenti ricerche psicologiche hanno mostrato come parlare con i bambini, soprattutto con i più piccoli, aiuti il loro sviluppo cognitivo e migliori le loro capacità ancora più della lettura. E’ quindi molto importante che i genitori parlino con i figli di tutti gli argomenti e le questioni che riguardano il mondo, la natura, le persone, gli eventi fisici e gli oggetti tecnologici, non solo per sviluppare un legame e per ragioni affettive e relazionali, ma anche per il miglioramento delle capacità cognitive.

Come sottolinea U.Besson, ricercatore in didattica e storia della fisica, molti studi hanno dimostrato che i bambini si costruiscono delle idee personali su come funziona il mondo, in particolare sulla natura e sui fenomeni fisici. Entrare a far parte e condividere con il bambino le sue credenze sul funzionamento del mondo, aiutandolo a mettere in relazione eventi, a sviluppare i nessi di causa-effetto, contribuisce a costruire con lui una forma mentale di metodo scientifico. La scienza si basa sui pilastri del ragionamento e dell’esperienza, che iniziano fin da piccoli. Il primo grande momento in cui è evidente per il genitore la curiosità del bambino è tra i due-tre anni, in concomitanza con lo sviluppo del linguaggio, in quello che viene chiamato il periodo del “perché”. I bambini chiedono in continuazione il perché delle cose, ed è importante che i genitori rispondano in modo semplice, comprensibile, con un linguaggio chiaro e concreto, cercando di entusiasmarsi per questa innata curiosità che rende il bambino un attivo conoscitore del mondo. Fin da piccolissimo è un piccolo scienziato!

Come non far perdere questo innato senso di scoperta?
E’ importante, quando il bambino cresce, non ridere e ridicolizzare il bambino che esprime le sue teorie sul funzionamento del mondo. Un ricercatore chiede ad un bambino di 4-5 anni: “Secondo te, qual è la causa del vento?” e il bambino risponde: “Semplice, è il movimento delle foglie!”. Questa è una tipica inversione fra causa ed effetto, frequente nel ragionamento dei più piccoli e spesso difficile da confutare! Il bambino accetta e apprezza il confronto e le obiezioni se sente che le sue idee, anche se sono messe in discussione, non sono considerate sciocchezze inutili e infantili. Chiede rispetto per il suo pensiero, anche se non è del tutto corretto. Vuole davvero sapere qual è la causa del vento, ma vuole anche confutare il nostro pensiero per convincerci del modo in cui il suo cervello gli consente di capire e comprendere i fenomeni intorno a lui. La cosa migliore che possiamo fare con i nostri bambini sono ipotesi, anche se a volte non abbiamo una risposta alle loro domande, e stimolarli, ad esempio con “forse è così perché”, “ma se fosse così allora”, “ma perché invece non”, accogliendo tutte le loro obiezioni e i loro commenti. Se non troviamo la risposta, cerchiamo di non liquidare la domanda pensando che se ne dimentichi, ma teniamo viva la sua curiosità e spingiamolo a ricercare le risposte. Ad esempio possiamo dire “chiederemo a..” (e poi ricordiamoci di farlo), “cerchiamolo nel libro” o in qualsiasi modo venga in mente. Possiamo porre noi domande a loro, incoraggiandoli ad osservare il mondo, da come si muovono le dita della mano alle foglie degli alberi, stimolandoli a risolvere problemi e ipotizzando spiegazioni, perché l’importante è fare piccoli viaggi nella logica. Così, quasi senza accorgercene, avremo percorso con i nostri figli i passi fondamentali verso il metodo scientifico.

 

Articolo precedenteLecco, “Shopping di Sera” anima il giovedì sera dei bambini
Articolo successivoScuole lecchesi: arrivano i finanziamenti per la messa in sicurezza